Cultura del consenso e democrazia diretta

In Svizzera, la convivenza sociale e il funzionamento delle istituzioni politiche sarebbero inimmaginabili senza la cultura del consenso. Ogni decisione di cambiamento o mantenimento dello status quo è il frutto di negoziati e discussioni tra maggioranze e minoranze. A ogni schieramento è consentito prendere posizione. Le decisioni politiche implicano di regola colloqui esplorativi, cicli negoziali, procedure di consultazione, dibattiti parlamentari e una partecipazione propria alla democrazia diretta. Anche il governo stesso soggiace a questo principio sovrano: le decisioni presentate dai suoi membri devono infatti essere il risultato di una ricerca del consenso e vanno difese in maniera collegiale. È tuttavia risaputo che sulla via della «concordanza», di cui la Costituzione non fa esplicita menzione, trovare il dialogo in caso di controversia non è sempre facile. D’altronde l’elevato valore attribuito alla cultura del consenso è la conseguenza di un dissenso di fondo. L’ampia parità dei diritti di cui godono i membri del governo, l’importanza del sistema proporzionale nell’elezione nel Consiglio nazionale, il federalismo - chiamato in Svizzera «campanilismo cantonale» – nonché la pluralità linguistica e le diversità regionali ed economiche, favoriscono il fiorire di opinioni e posizioni. Questo può sì ostacolare i processi decisionali ma consente anche di ottenere risultati inaspettati e unici. La «lista delle tradizioni viventi in Svizzera» ne è un buon esempio.


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Pratiche sociali


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